CERAMICA

Corrado Rotundo è impegnato, con una sua proposta densa e originale, in un settore di frontiera della cultura figurativa del nostro secolo, settore in cui molti si sono cimentati e si cimentano, quello del rapporto e della congiunzione tra lavoro artistico e lavoro artigianale.

Con l’avvento dell’epoca della riproducibilità tecnica l’artista ha sentito il bisogno, com’é noto, di veicolare il suo messaggio lungo itinerari e con mezzi nuovi, che annullassero il limite insito nell’unicità della creazione.

Con l’affermarsi di una più attenta riflessione sui patrimoni etnografici delle società semplici e complesse, l’artigiano ha compreso che il suo mondo di valori, di soluzioni formali, di scelte estetiche, di tecniche espressive possiede una precisa rilevanza culturale e un posto nella storia delle arti figurative. Rotundo sembra essere ben consapevole di questi movimenti convergenti, delle reciproche tensioni dei due ambiti, delle possibilità di incontro e di osmosi e, con lucidità e inventiva, ha deciso di operare in questo crocevia, in questo arduo punto di intersezione. Sul versante dell’arte colta egli adopera un segno e un lessico astratti che, non soltanto gli sono congeniali per via della propria formazione culturale, quanto gli consentono di giocare con il colore, la luce, il tono, gli elementi di più raffinata e tormentata elaborazione, cioè, del tardo novecento; sul versante dell’arte popolare egli recupera, reinventandola secondo un gusto e una sensibilità marcati per la linea e per la forma, la tradizione dell’area in cui è cresciuto e in cui vive. Ne scaturisce un linguaggio complesso ma ben amalgamato, in cui colori e forme riecheggiano al contempo un fiabesco mondo popolare e un ambito di sperimentazione formale di sicuro impegno culturale.

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